Premio Silvia Agus vincitore Livio Lacurre

Premio Silvia Agus vincitore Livio Lacurre

Ciao Livio, quanto ti sei emozionato a ottenere questa vittoria?

Moltissimo anche se per precisione più che emozionato all’inizio sono stato sorpreso. L’emozione è arrivata subito dopo. Per me piazzarmi al 9 posto per l’Album dell’anno era già un gran risultato e ricevere questo premio davanti a tanti amici e colleghi che stimo e ammiro è stata veramente una bellissima sorpresa! Anche perché, sono sincero, non ero a conoscenza del premio. E’ stato per me come un premio alla carriera.

 

Ci parli della fotografia che ha vinto?

Bella! Quando ho scattato sapevo che sarebbe diventata una buona immagine, ma non speravo cosi buona! Mi sta dando tante soddisfazioni in Italia e all’Estero. Mi trovavo dietro l’ abside. Il sacerdote con grande sorpresa generale si è messo a sedere sul sagrato ed ha invitato gli sposi ad alzarsi e a condividere l’uno con l’altra il momento più emozionante della loro storia. Ho intuito immediatamente che davanti a me si stava per sviluppare una situazione interessante carica di patos, cosi mi sono precipitato nel punto che a mio avviso poteva restituire con maggior intensità tutta l’emozione della scena. Appena in tempo per scattare questa fotografia.

 

Il tuo premio è dedicato a Silvia Agus, storica presidente e fondatrice dell’associazione. Che emozione ti fa ricevere questo premio?

Ecco, la mia emozione nasce proprio qui. Non è il premio in se per se che conta. Di premi se ne possono vincere tanti ma vincere questo ti tocca proprio le corde del cuore. Sono veramente orgoglioso e onorato di averlo ricevuto. Alla prima convention di ANFM Silvia mi accolse dicendomi che era contenta che io ero entrato a far parte di ANFM perché c’era bisogno di fotografi come me. Io che non mi sentivo neanche degno di essere li in mezzo a tanti bravissimi colleghi risposi con una battuta. Lei mi guardò e mi disse fissandomi negli occhi: parlo sul serio! Aveva probabilmente visto in me qualcosa che io non avevo visto… Aveva sicuramente già visto questo premio..

 

Da quanto tempo ti dedichi alla fotografia di matrimonio?

Dal 2008, da quando ho fotografato il mio primo matrimonio. E’ stato amore a prima vista.

 

Ci parli del tuo percorso formativo e professionale?

Il mio percorso formativo è un po’ atipico. In effetti, per molti aspetti, mi sento ancora un po’ un outsider della fotografia. Di solito prima ci si appassiona alle fotografie, poi si studia la tecnica facendo qualche corso, poi si diventa fotoamatori. Ci si iscrive a qualche circolo fotografico o si decide di seguire qualche scuola specialistica ed alla fine, dopo aver seguito qualche professionista, si decide di farne una professione. Per me non è andata cosi. Sono giunto alla fotografia per caso e per scommessa anche se guardandomi indietro mi rendo conto che la fotografia mi ha corteggiato per anni fino a quando non mi sono deciso a prenderla in considerazione. Fino al 2004 infatti la Fotografia non faceva parte del mio background culturale. Bresson, Capa, Rodger, Doisneau, Erwitt erano perfetti sconosciuti e mai avrei pensato che dei perfetti sconosciuti sarebbero diventati per me tanto familiari da cambiarmi la vita. Un viaggio in Portogallo dove ero chiamato a raccontare quello che avveniva mi costrinse a studiare e mi apri gli occhi su un modo nuovo di esprimermi. Non più simpatiche foto ricordo o di gruppo ma racconto, racconto per immagini. Scoprii un mondo nuovo. Scoprii il gusto che provavo da bambino a creare racconti, e con sorpresa, che quei racconti piacevano. Poi, come spesso accade, sono le occasioni, le circostanze, l’incontro con le persone ad indirizzare la tua strada. Mi ritrovai a dover “raccontare” un matrimonio e li non ebbi più dubbi, quello era ciò che volevo fare. Così sono diventato Fotografo Professionista.
Professionalmente posso dire che sono cresciuto grazie ad ANFM. L’associazione mi ha dato tanto, mi ha permesso di crescere, studiare, cercare e trovare un proprio stile, un proprio modo di esprimermi. Sarei un fotografo diverso adesso se non avessi incontrato ANFM o forse non lo sarei affatto, sarei uno dei tanti scattini presuntuosi e arroganti ma, soprattutto, sono certo che sarei una persona diversa. Il confronto con i colleghi di ANFM mi ha insegnato a guardare sempre le cose che accadono con occhi diversi e con prospettive diverse. La sana competizione mi ha stimolato a migliorarmi e a mettermi in gioco, a trovare nuove strade e ad uscire dai confini nazionali. Sono stato ammesso prima alla WPJA e successivamente alla AGWPJA, quando le selezioni erano veramente dure, poi ad altre associazioni internazionali SWPP e Fearless Photographers., e spero di ritagliarmi presto un posto anche in ISPWP..

 

Quanta importanza ha la post-produzione delle immagini nel tuo linguaggio fotografico?

Per adesso molta. La considero parte integrante del mio lavoro. I miei racconti vogliono restituire le emozioni che ho vissuto e percepito durante il giorno del matrimonio e la postproduzione mi aiuta molto in questo. Le mie immagini non sono mai ben demarcate tendo sempre a inserire dei viraggi cromatici o delle curve particolari per rendere tutto molto pastello. C’è chi ama il colore, chi “vede” solo in bianco e nero, io cerco il pastello.. è la mia visione del racconto.

 

Se ti chiedessero di definire il tuo stile fotografico come lo descriveresti?

Ti ringrazio per questa domanda perché se me la poni significa che almeno per te sono riuscito a crearne uno, ma sinceramente non saprei descriverlo. Quello che a me sta a cuore è prima di tutto il racconto. Un collega, a cui tempo fa ho fatto vedere il mio lavoro per avere un parere schietto ed onesto, mi ha detto che le mie immagini tendono ad essere evocative: raccontano ed evocano allo stesso tempo il racconto stesso… beh mi piace pensare che siano cosi.

 

Infine, quali sono i tuoi propositi dopo questo premio?

Crescere. Guardo le immagini dei grandi maestri della fotografia e vedo che c’è ancora molta, molta strada da fare. Portare quella fotografia dentro la fotografia di matrimonio, questo è quello che vorrei contribuire a fare. Raccontare un matrimonio è un’occasione unica e irripetibile ed è una grande responsabilità, al pari di raccontare la caduta del muro di Berlino o lo sbarco in Normandia, perché è nel matrimonio che si fa la storia, la storia viva di quelle famiglie e di quegli sposi.

 

Per saperne do piu www.liviolacurre.it

Intervista di Glauco Comoretto

ANFM
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