Intervista a Francesco Gravina

Intervista a Francesco Gravina

Ormai da qualche anno la fotografia vive un periodo particolare: la diffusione di strumenti fotografici ha culturalmente diffuso l’idea, sbagliata, che quasi tutti possono essere capaci di scattare una buona fotografia. Sappiamo che non è così, come pure siamo consapevoli della responsabilità che abbiamo quando, con il nostro lavoro, generiamo un ricordo che resta davvero l’unico tangibile del giorno del matrimonio.

Ogni volta che lavoriamo per una coppia questa consapevolezza ci accompagna perché conosciamo bene il valore di quello che facciamo…anche se con gli anni e l’esperienza riusciamo a gestire abbastanza bene “l’ansia da prestazione”.

Non a tutti succede ma nella nostra carriera professionale possono arrivare dei lavori che, questa responsabilità, ce la fanno riscoprire in tutta la sua forza. Senza nulla togliere ai matrimoni più semplici, “ordinari”, anch’essi a volte carichi di emotività, quando i nostri clienti sono politici importanti, personaggi dello spettacolo (cinema, musica), atleti famosi in tutto il mondo (ecc…) è indubbio che si affacci nuovamente dentro di noi quell’ansia che nasce dal sentirsi responsabili del ricordo di un evento che ci fa chiedere: “Sarò all’altezza?”.

Quest’anno alcuni dei nostri associati hanno avuto la responsabilità e l’onore di fotografare dei matrimoni del genere, quindi abbiamo pensato di intervistarli per far loro condividere ciò che hanno provato e vissuto lavorando per un evento simile e provare a trasmettere questa esperienza a tutti, in particolare a coloro che ancora non hanno avuto questa possibilità.

In questo caso abbiamo parlato con Francesco Gravina che ha fotografato il matrimonio di Chiara e Gianmarco Tamberi (medaglia d’oro di salto in alto alle olimpiadi Tokyo 2020). Naturalemnte le fotografie in questa intervista sono tratte dal loro matrimonio.

Come hai iniziato a fare fotografie e quando l’hai fatta diventare una professione?

– Ho sempre avuto una forte passione per la fotografia. A 10 anni ricevetti come regalo, dai miei genitori, la mia prima macchina fotografica analogica. Successivamente ereditai la mia prima fotocamera professionale analogica da mio padre, anche lui appassionato di fotografia. Con immensa curiosità e sperimentazione mi sono avvicinato sempre più al mondo della fotografia digitale sino a farne quasi uno stile di vita. Ho conosciuto la fotografia di matrimonio quasi per caso, scattando qualche fotografia da invitato ad un matrimonio di un mio parente. La cosa che mi ha fatto amare questo mondo è stata la sensazione di poter vivere tante emozioni, vere ed intense, in un singolo giorno. Adoro la fotografia che trasmette emozioni.

Quanto è cambiata la tua visione in fotografia dai tuoi esordi ad ora?

-Credo che la base della mia visione fotografica sia sempre la stessa: raccontare il matrimonio nella maniera più spontanea e naturale possibile senza alterare il normale corso della giornata. Posso dire che provo ad arricchirmi di anno in anno cercando sempre di mantenere una visione fresca della fotografia di matrimonio. Non penso ci sia una data precisa ma vorrei pensare e sperare che la mia visione in fotografia sia in costante evoluzione e cambiamento.

Sappiamo che da poco hai avuto un cliente speciale come Gianmarco Tamberi, ci racconti come ti ha contattato?

-E’ stato consigliato il mio nome all’agenzia Wedding Planner che ha curato l’evento, in base alle esigenze ed alla prospettiva del risultato fotografico che la coppia voleva ottenere. Così si sono susseguite due videochiamate conoscitive tra me e Chiara prima e poi anche con Gianmarco. Dopo pochi giorni hanno scelto la mia visione fotografica ma penso che la loro decisione sia stata guidata anche dall’empatia personale, nata già dal primo colloquio. Nei miei confronti sono stati davvero due ragazzi fantastici.

Come hanno deciso di organizzare le loro nozze e cosa cercavano nelle fotografie del loro giorno più importante?

-Gianmarco e Chiara volevano godersi a pieno il loro giorno sognandolo come in una favola. Quindi cercavano un fotografo presente, ma non invadente, per tutto il giorno. Chiaramente hanno dato molta importanza all’aspetto fotografico dell’evento (sia per un ricordo personale che per la stampa nei giorni successivi) e senza dover escludere niente: una copertura fotografica a 360 gradi. Eleganza, emozioni, divertimento e sogno, sono questi gli aspetti che ho avuto sempre in mente per raccontare il loro matrimonio: erano gli stessi che interessavano a Gianmarco e Chiara.

Qual è stato il momento del loro matrimonio che ti porterai nel cuore?

-Ci sono stati più momenti particolarmente emozionanti. Non potrò mai dimenticare il mio arrivo e il momento in cui ci siamo visti dal vivo, con uno scambio di abbracci e strette di mano, battute e sorrisi, come se ci conoscessimo da tempo. Non dimenticherò mai l’ingresso in cerimonia sia di Gimbo che di Chiara, tutto in un silenzio surreale con la sola musica suonata live da una bravissima cantante, È stato davvero incredibile. Non dimenticherò mai quando sono andato a salutarli prima della mia partenza, quando c’è stato un abbraccio a tre: un abbraccio, accompagnato dalle loro splendide parole di ringraziamento, che mi ha fatto sentire loro amico.

Immaginiamo che l’emozione di essere scelto da un grande atleta come lui sia stata immensa, ma “Da grandi poteri derivano grandi responsabilità”, c’è stato qualcosa che ti ha messo in difficoltà?

-Ho sentito il peso di questa giornata già alcuni giorni prima dell’evento. La mattina del giorno precedente al matrimonio non sono stato benissimo fisicamente: ho avuto un crollo dovuto all’ansia. Poi grazie alle parole anche di più di qualcuno, ho deciso di fare quello che faccio sempre e per il quale la coppia mi aveva scelto, quello che tutti mi dicono di saper fare bene, insomma essere me stesso e trattare questo matrimonio come tutti gli altri. E così, effettivamente, è stato! Resta il fatto che all’inizio della cerimonia, quando ho visto la coppia e i loro invitati, ho avuto la pelle d’oca perché mi sono reso conto dell’importanza di quello che stavo facendo. Era un evento a porte chiuse, blindato, ed io ero l’unico fotografo ufficiale. Impossibile sbagliare.

Prima di salutarci, hai un consiglio da lasciare ai nostri Associati? Magari un consiglio che avresti voluto ricevere anche tu qualche anno fa?

-Più che consiglio posso solo dire di sognare in grande e cercare di realizzare i propri sogni, di qualunque genere. Ogni volta che ho desiderato qualcosa mi sono concentrato sull’obiettivo che mi ero prefissato e non ho smesso di lavorare fino a quando non sono riuscito a realizzarlo: dai matrimoni stranieri in Italia ai matrimoni all’estero fino ai matrimoni di personaggi famosi. Il consiglio più grande è stato proprio quello di fare ciò che di meglio so fare, di continuare a sognare attraverso le mie coppie e cercare di trasferire queste emozioni attraverso le mie fotografie. Il sostegno e le parole di incoraggiamento da parte di colleghi, ormai amici (abbiamo creato davvero una grande famiglia di fotografi e videografi), sono quelle che secondo me non dovrebbero mai mancare. Il senso di vicinanza che non ti fa sentire solo.

 

Credits: Articolo THOMAS HARRIS – Fotografie FRANCESCO GRAVINA

ANFM
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